Aversa 12/01/2013
Le strisce blu si sono trasformate negli anni da strumento urbanistico nato per disincentivare l’uso delle auto private a mezzo per rinpinguare le casse delle società private e dei Comuni, le prime in cambio di pochi euro fittano le strade demaniali ricavandone un business enorme, mentre i Comuni spesso puntano più all’enorme numero di multe che emettono per mancato grattino o grattino scaduto, multe che in moltissimi casi non vengono pagate, è noto a tutti che l’80% di chi riceve una multa fa ricorso e di questi il 50% vince, finendo per costare allo stato e quindi ai cittadini una cifra che varia tra i 300 e 500 euro, allo stesso tempo i Comuni perdono miliardi di euro l’anno per essersi dimenticati di far pagare la TARSU e la TOSAP alle società che gestiscono le milioni di strisce blu in Italia.
Purtroppo l’Italia è sempre più il paese di Pulcinella, dove una Legge poco chiara viene stravolta dai Comuni con interpretazioni che spesso rasentano il ridicolo, come strisce blu formato puffo, oppure tracciate in posti assurdi come in curva o sui marciapiedi, per non parlare della fantasiosa interpretazione del fuori la carreggiata, che per molti significa solo tracciare una linea tratteggiata accanto alla linea blu che delimita lo stallo a pagamento, per finire alle strisce blu a ridosso degli incroci contravvenendo alla distanza minima prevista dal C.d.S. di 5 metri.
Alcuni esempi raccolti in giro per l’Italia possono dare il senso di quanto affermato:
A confondere ancora di più le idee ci si mette di mezzo la Cassazione che spesso capovolge le sentenze dei Giudici di Pace andando anche contro i pareri emessi dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, purtroppo nei giudizi innanzi la Cassazione il cittadino non si presenta mai per svolgere azione difensiva per via degli enormi costi legati alle spese legali, praticamente e come rubare il gelato ad una neonato.
A nulla sono valse le tante modifiche apportate al C.d.S. in questi anni, infatti le stesse non hanno mai tappato la falla delle strisce blu.
Pare incredibile, ma è così. Il “nuovo” Codice della strada (quello del ’93) ha un baco che non si è riusciti a eliminare nonostante la settantina di modifiche che si sono succedute negli anni. Non lo si è fatto nemmeno in quelle che di fatto sono state le due riforme cui il testo è stato sottoposto: quella del 2003 (Dl 151/03, noto per la patente a punti) e quella in corso di discussione in Parlamento (il travagliato e famoso Ddl 1720).
Il baco riguarda la sosta nelle strisce blu.
La materia viene toccata dall’articolo 7, comma 1, ma in modo incompleto: si parla solo dell’obbligo di pagare, senza chiarire del tutto che cosa accade quando si resta parcheggiati anche oltre l’orario coperto dal pagamento.
Per metterci una pezza, molti tra vigili a ausiliari usano l’articolo 157, comma 6, che però si riferisce solo a quando non si espone il disco orario nei parcheggi gratuiti o non si aziona per nulla il parcometro in quelli a pagamento dove è prevista anche la limitazione del tempo di sosta.
Il buco è dovuto al fatto che ci sono diverse possibilità d’incrocio tra le varie modalità di parcheggio: gratis, a pagamento, a tempo limitato eccetera.
Gli esperti ne hanno contate una dozzina e le norme che istituiscono le sanzioni non le hanno contemplate tutte.
Il fatto gustoso è che queste sono cose note a tutti, non solo agli addetti ai lavori, infatti col tempo la conoscenza si è estesa anche al pubblico, fino addirittura a comparire in un libro destinato alla grande diffusione, “Io non pago”, un manuale per difendersi dalle multe curato da Emilio Ponticiello, avvocato che ricorsi di questo tipo ne ha presentati e vinti a raffica.
Appare evidente che si tenta in tutti i modi di difendere un business al quale i Comuni non sono disposti a rinunciare, basti pensare che le multe nelle strisce blu coprono il 70% del totale nazionale, i dati mettono i brividi e sfiorano le 10 milioni di multe l’anno..!!!!
Il Comitato Strisce Blu chiede al governo uno sforzo per regolamentare in maniera seria e senza possibiltà di errate interpretazioni la sosta a pagamento.
Giuseppe Oliva